Il punto della situazione delle biomasse solide in Europa
Fonte foto: EurObserv’ER
Secondo l'Eurobarometro delle biomasse solide 2018, recentemente pubblicato da EurObserv'ER, il comparto europeo delle biomasse solide ha sfiorato nel 2017 i 100 Mtep (Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) di energia primaria, derivante da legna, cippato, pellet, black liquor dell'industria cartiera e scarti agricoli lignocellulosici.
L'Italia è il quarto consumatore in termini di energia primaria, ma non precisamente il più virtuoso. Dei 9 Mtep di energia primaria da biomassa solida consumata nel 2017, ben 1,3 Mtep provengono da biomasse importate. Inoltre, dei 4,193 TWh di elettricità generata con biomasse solide, meno della metà (1,197 TWh) sono stati prodotti in impianti di cogenerazione; il resto è stato prodotto in impianti senza recupero, sprecando quindi circa il 60% dell'energia primaria della biomassa come calore dissipato all'atmosfera.
I "Top five" della classifica europea sono: Germania (12,4 Mtep), Francia (10,8 Mtep), Svezia (9,3 Mtep), Italia (9 Mtep) e Finlandia (8,6 Mtep). Tutti autosufficienti nella produzione di biomasse, tranne l'Italia e la Germania, che importano rispettivamente 1,3 e 0,4 Mtep.
I paesi più virtuosi nell'utilizzo di biomasse solide per la generazione di energia elettrica, ovvero quelli dove si ricorre esclusivamente alla cogenerazione, sono: Svezia, Polonia, Danimarca, Lettonia, Lituania, Slovenia, Croazia e Lussemburgo. L'Inghilterra è invece il primo produttore di elettricità da biomasse, ma il 100% della sua produzione avviene sprecando calore, per il semplice motivo che la biomassa viene utilizzata per sostituire il carbone in vecchie centrali, che si è preferito convertire anziché smantellare.
Svezia, Danimarca e Finlandia hanno emanato leggi per azzerare la generazione elettrica da carbone entro il 2030. La Svezia, inoltre, pretende raggiungere la quadratura del cerchio: aumentare la percentuale di biomassa forestale impiegata per la cogenerazione, e allo stesso tempo, aumentare la quantità di carbonio immobilizzato nelle foreste, mediante una gestione (ancora) più razionale delle stesse, ed aumento della superficie forestale, anche con progetti di riforestazione all'estero. Il Governo svedese ha come obiettivo generale quello di raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio dell'intera nazione entro il 2045.
I paesi con il maggiore consumo pro capite di biomassa sono: Finlandia, Svezia, Lettonia, Estonia, seguite da Danimarca, Austria e Lituania quasi ex aequo per il quinto posto.
Per quanto riguarda il consumo diretto di biomassa per riscaldamento domestico, l'Italia è al terzo posto (6,9 Mtep, ovvero il 76,6% del consumo totale), dopo Germania (9,24 Mtep) e Francia (8,65 Mtep).
Gli sviluppi futuri
La Iea (International energy agency) stima che nel 2020 il consumo di biomassa solida nella Ue raggiungerà 81 Mtep di calore diretto, più 15 Mtep di calore proveniente da reti di teleriscaldamento. Si prospetta che nel futuro il principale aumento del consumo di biomassa solida per produzione diretta di calore proverrà dal settore cementiero. Nonostante lo studio della Iea non considera le recenti politiche danesi di riconversione a biomassa delle attuali centrali a carbone, né le politiche olandesi di sostituzione parziale del carbone con biomassa - tecnica nota come co-combustione - né gli investimenti svedesi in nuove centrali di cogenerazione a biomassa.
Durante il 2017 la ditta Cortus energy AB ha inaugurato un modulo di gassificazione di scarti forestali con capacità di 6 MW, il quale fornirà syngas all'acciaieria di Höganäs (Svezia), per rimpiazzare il gas naturale. Si è riuscito a superare l'ostacolo principale che frenava tale tecnologia, l'abbassamento di qualità dell'acciaio, causato dalle impurità del syngas, per cui si prevede che in futuro altre acciaierie potrebbero adottare il sistema, spingendo ulteriormente al rialzo la domanda di biomassa solida.
Il settore dei pellet, dopo l'introduzione dei meccanismi di certificazione dell'origine e sostenibilità della filiera ha intrapreso l'estensione degli stessi meccanismi di certificazione dei pellet EN Plus anche al cippato. Il futuro sistema si chiamerà "GoodChips" e definirà otto qualità di cippato di legno e quattro di cippato di scarti di legno. I parametri qualitativi saranno umidità, granulometria e ceneri, assieme a parametri di sostenibilità, quali emissioni di gas di effetto serra del produttore. Simultaneamente, l'Epc (European pellet council) sta rivedendo all'alza le specifiche di qualità e sostenibilità dei pellet definite nello standard EN Plus, processo che si prevede si concluderà a dicembre 2019.
La direttiva nota come RED II si applica anche alle biomasse solide.
La CE deve ancora definire le metodologie per la verifica e certificazione dei criteri Lulucf (Land use, land use change and forestry), volti a prevenire lo sfruttamento delle foreste primordiali (europee e non), il traffico illegale di legname, e le frodi nelle dichiarazioni di filiera.
Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com