Biomasse e rinnovabili, a rischio gli incentivi
Il biogas è tra le fonti alternative più utilizzate per la produzione di energia rinnovabile e l’Italia traina il settore, soprattutto dal punto di vista dell’innovazione: nel modenese è stato realizzato il primo impianto bi-stadio d’Europa, capace di produrre il 20% di energia in più rispetto agli impianti tradizionali. Secondo i dati rilevati dal Consorzio italiano biogas è anche il quarto Paese al mondo per produzione di biogas da scarti agricoli, in coda soltanto a Germania, Cina e Stati Uniti.
Su tutto il territorio nazionale sono presenti più di 1.500 impianti di biogas, di cui 1.200 in ambito agricolo. Secondo quanto dichiarato dal Consorzio, entro il 2030 l’Italia potrebbe arrivare a produrre fino a 8,5 miliardi di metri cubi di biometano, pari a circa il 12-13% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale.
Si tratta di un settore con positive ricadute anche dal punto di vista occupazionale ma, sottolinea Fiper (Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili), che potrebbe essere messo in difficoltà da un eventuale taglio agli incentivi. In particolare, l’associazione ha lanciato un appello al Governo e al Ministero dello Sviluppo Economico affinché si accelerino i tempi per l’emanazione del Decreto FER 2 (incentivi per biogas e biomasse) e si apra un confronto per valutare le prospettive degli impianti a biogas che stanno raggiungendo il termine dei 15 anni del periodo di incentivazione.
L’associazione evidenzia la non sostenibilità dei modelli attuali in assenza di incentivi e guarda al modello delle comunità dell’energia proposte dalla RED 2, la direttiva UE sulle energie rinnovabili, soprattutto in favore delle comunità rurali e montane in cui sono presenti impianti di piccole dimensioni.
La stessa preoccupazione legata agli incentivi è condivisa anche da Uncem, l’Unione comuni e comunità montane, in merito all’assenza di sostegni per il mini idroelettrico e per i piccoli impianti cogenerativi capaci di produrre da cippato di legno energia termica ed elettrica dalla bozza del decreto Rinnovabili. L’accusa è quella di riservare incentivi soltanto in favore della concentrazione e sfruttamento massivo delle fonti, escludendo così tutti i piccoli produttori e le comunità rurali.
Entrambe le associazioni denunciano una miopia nel sistema di incentivazione che non tiene conto dell’equilibrio globale, unica strada per un comparto rinnovabile effettivamente sostenibile: occorre una visione d’insieme, afferma Fiper nella nota recentemente diffusa, che preveda “interazione e sinergia tra la politica energetica, agricola/forestale e ambientale; un presidio del territorio e un consolidamento delle filiere di produzione con importanti effetti ambientali in ambiti locali marginalizzati”. Nell’ambito delle biomasse, l’associazione auspica inoltre il consolidamento della presenza di impianti a biogas o di reti di teleriscaldamento a biomassa che garantisca al Sistema Paese una fonte rinnovabile programmabile, ma soprattutto una visione a lungo termine che possa garantire la presenza di incentivi oppure la sostenibilità degli impianti anche in assenza di essi.
Fonte: www.nonsoloambiente.it